LAMPEDUSA. L’incontro interreligioso ‘Memoria tra mare e cielo’ per ricordare le vittime del 3 ottobre 2013

Massimo Aquilante – NEV

Aquilante: “Non possiamo accettare che un viaggio iniziato come ‘viaggio della speranza’ si capovolga in ‘viaggio della morte’”

Roma, 3 ottobre 2014  – “Siamo qui oggi in rappresentanza delle nostre rispettive comunità di fede, perché noi siamo gli uomini e le donne della promessa”, ha affermato ieri pomeriggio a Lampedusa il pastore Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), aprendo la commemorazione “Memoria tra mare e cielo”: cerimonia interreligiosa, che ha avuto luogo presso il santuario della Madonna di Porto Salvo per ricordare le vittime del 3 ottobre 2013, coordinata di Marta Bernardini, operatrice di Mediterraean Hope, il progetto di monitoraggio e accoglienza avviato dalla FCEI alcuni mesi fa.

Un incontro organizzato dalla FCEI insieme alla locale parrocchia e all’Arcidiocesi di Agrigento, al quale hanno aderito esponenti delle comunità ortodosse, islamiche, buddhiste, sikh e mormoni. L’iniziativa, che si colloca nel quadro di Mediterranean Hope, ha superato le aspettative degli stessi promotori data la folta partecipazione di persone giunte sino al santuario insieme ai superstiti e famigliari delle vittime del 3 ottobre 2013, tutti eritrei. “Noi compiamo le nostre scelte, ci schieriamo a favore o contro, assumiamo le nostre responsabilità umane, in una parola: viviamo all’ombra della promessa – ha proseguito Aquilante –. Sappiamo che sul creato e sulla storia umana l’ultima parola spetta al Dio unico, non ai signorotti della terra. Noi siamo le donne e gli uomini di un futuro che inizia già qui, già ora – ha continuato Aquilante -. Un futuro che già qui e già ora aggredisce le strutture di questo vecchio mondo e crea il mondo nuovo. Non possiamo accettare che un viaggio iniziato come ‘viaggio della speranza’ si capovolga in ‘viaggio della morte’”.

Nel corso della cerimonia, i rappresentanti delle varie fedi sono intervenuti secondo le loro sensibilità per fare memoria delle vittime che continuano a perdere la vita in mare. Tutti i rappresentanti delle diverse comunità di fede hanno pronunciato una formula d’impegno affinchè nelle loro comunità e nella società cresca la solidarietà nei confronti dei migranti e “si aprano canali umanitari che tutelino i rifugiati e i richiedenti asilo che fuggono dalle persecuzioni e dalle violenze in corso in vaste aree del Nord Africa e del Medio Oriente” ha ricordato la pastora valdese Maria Bonafede della FCEI. Al termine della commemorazione l’arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, ha affermato “Oggi abbiamo una volta ancora dimostrato che si può stare insieme in serenità, uniti nella condivisione di obiettivi comuni”.

In occasione della celebrazione è stata creata da Francesco Piobbichi, con i resti delle navi naufragate a Lampedusa, un’opera che simboleggiava una rosa dei venti. “Questa è la rosa dei venti – ha ricordato Monica Fabbri, consigliera FCEI – quella che ogni pescatore conosce bene perché quei venti decidono della sicurezza e del suo lavoro. Tutti abbiamo bisogno di questa bussola per navigare ma noi oggi vogliamo costruire un’altra bussola”. Ha proseguito la vicepresidente FCEI, Gabriela Lio: “quella bussola che indica il Nord della solidarietà, il Sud della giustizia, l’Est della speranza, l’Ovest dell’accoglienza. Questo è il nostro impegno. Questa è la nostra vocazione di fronte a Dio e di fronte alle donne e agli uomini che arrivano a noi attraverso questo braccio di mare”.

MH
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