Le nuove rotte dei migranti

Di Marta Bernardini e Francesco Piobbichi Lampedusa, Agrigento (NEV), 7 gennaio 2015 – Era diventato abbastanza chiaro, già a partire dagli ultimi mesi, che le rotte dei migranti si stavano modificando. Meno chiaro appariva come questi cambiamenti si sarebbero sviluppati, non solo rispetto alle stesse rotte intraprese ma anche riguardo alle tecniche che i trafficanti avrebbero messo in atto. Come sempre, c’è da ricordare che quando si parla di migrazione ci troviamo di fronte ad un fenomeno che le economie criminali sfruttano sapientemente, riuscendo a massimizzare il proprio lucro valorizzando la violazione di quelle frontiere che l’Europa politica vorrebbe sempre più invalicabili. Il 2015 si apre con l’ampliarsi di una nuova rotta, che trasporta prevalentemente profughi siriani in fuga da una delle peggiori guerre viste negli ultimi decenni. I siriani che scappano sono milioni, si fermano prevalentemente in Giordania e Turchia, mentre una piccola parte di questa grande fetta di profughi sceglie di arrivare in Europa per fare richiesta di asilo. Nelle città turche a ridosso con il confine siriano la situazione è di vera e propria emergenza, con continui arrivi di persone che si fermano cercando di sopravvivere come possono. Chi ha i soldi e può permetterselo da lì parte per l’Europa, i poveri invece sono costretti a restare. Per loro non c’è nessun presidio umanitario, non c’è possibilità di fare richiesta di asilo, e cosa ancora più sconcertante è che l’ONU, meno di un mese fa, ha annunciato di aver finito i soldi per le derrate alimentari stanziate per i profughi. In precedenza, una delle rotte più battute dai migranti siriani era quella libica: si prendeva l’aereo, si arrivava in Tunisia e poi con la nave si partiva per Lampedusa. Un’altra rotta prevedeva il passaggio per l’Egitto. Il collasso dello stato libico, provocato dalla guerra civile da un lato ed i sempre più stringenti controlli dell’esercito egiziano dall’altro, sembrano aver fatto da “tappo” alla vecchia rotta. Anche la rotta balcanica sembra essere più difficoltosa, attraverso la Grecia e soprattutto la Bulgaria dove sono state costruite alte recinzioni con reti e filo spinato, come è stato ben descritto nella trasmissione “Piazza Pulita” di Corrado Formigli (http://www.la7.it/piazzapulita/video/le-rotte-dei-migranti-23-12-2014-143914). Per rispondere a queste difficoltà, l’innovazione degli “imprenditori delle tratte” è stata quella di affittare vecchi cargo mercantili, riempirli di profughi e bloccare il timone quando le navi si avvicinano alle coste italiane, abbandonando l’imbarcazione prima di essere intercettati. Ancora una volta, l’Europa di Frontex è stata messa in difficoltà, sia sul piano pubblico che mediatico, dalla capacità degli scafisti di innovare rotte e pratiche di trasporto. Sembrano quindi contare ben poco le parole del commissario all’immigrazione Avramopoulos che promette una nuova agenda per l’Europa sul tema dell’immigrazione a partire dalla prossima primavera (http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/profughi-ue-forse-ci-prova.aspx?utm_content=buffer4b328&utm_medium=social&utm_source=twitter.com&utm_campaign=buffer). Staremo a vedere, anche se sappiamo che un fenomeno di una portata così ampia come quello che stiamo attraversando non si risolve solo sul piano tecnico. Ad oggi le politiche europee si sono concentrate sul trasformare i nostri confini in muri di filo spinato e sull’esternalizzazione delle frontiere. Occorre invece che questa vicenda venga affrontata sul terreno prettamente politico, aprendo corridoi umanitari protetti per i profughi siriani e non solo, e ripensando profondamente le politiche europee sull’immigrazione a partire dal trattato di Dublino. Il 2015 si apre con nuovi rischi, bisogna lavorare insieme per evitare di dover piangere migliaia di morti come accaduto nel 2014.

MH
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