ONU, una persona ogni 122 è costretta a migrare a causa di guerre, violenze e persecuzioni

Di Sam Jones, giornalista da The Guardian, 18 giugno 2015 Nel rapporto annuale sulle tendenze mondiali redatto dall’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) si afferma che alla fine del 2014 è stato raggiunto il record di 59,5 milioni di persone in cerca di asilo, sfollati interni o rifugiati. Secondo un rigoroso rapporto dell’ONU, alla fine dell’anno scorso, a causa di guerre, violenze e persecuzioni una persona ogni 122 è diventata di fatto un richiedente asilo, uno sfollato interno o un rifugiato; in questo rapporto si dichiara inoltre che il mondo non si sta assolutamente preoccupando delle vittime di un'”era di migrazioni di massa senza precedenti”. L’annuale studio sulle tendenze mondiali condotto dall’UNHCR, l’agenzia ONU per i rifugiati, rileva che è stato raggiunto un livello di migrazioni mondiali mai registrato in passato, ovvero 59,5 milioni di persone costrette a fuggire dalle proprie case alla fine del 2014. L’UNHCR stima che lo scorso anno, in media, ogni giorno 42.500 uomini, donne e bambini sono diventati rifugiati, richiedenti asilo o sfollati interni, un dato che si è quadruplicato in soli quattro anni. Alla fine del 2014 si contavano 19,5 milioni di rifugiati, di cui oltre la metà erano bambini, 38,2 milioni di sfollati interni e 1,8 milioni di richiedenti asilo. Se i 59,5 milioni di migranti forzati componessero una singola nazione, sarebbe la ventiquattresima al mondo per numero di abitanti, popolosa circa quanto l’Italia. Il numero è aumentato del 16% rispetto al 2013, anno in cui è stato raggiunto un totale di 51,2 milioni, e del 59% rispetto a dieci anni fa, epoca in cui 37,5 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case. L’UNHCR afferma che la guerra in Siria, che dura ormai da quattro anni, è la causa principale delle migrazioni: alla fine del 2014, il conflitto ha obbligato 3,88 milioni di siriani a vivere come rifugiati in Medio Oriente e nelle regioni circostanti e ha causato inoltre altri 7,6 milioni di sfollati interni. In termini più diretti, l’anno scorso un migrante su cinque a livello mondiale era siriano. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres ha affermato che nonostante il mondo stia scivolando in maniera incontrollata verso un’epoca di migrazioni mondiali forzate di massa, sembra che non voglia affrontarne le cause. Ha inoltre dichiarato: “È terrificante che da un lato coloro che fanno scoppiare i conflitti risultano sempre più impuniti, e dall’altro sembra esserci apparentemente una totale incapacità da parte della comunità internazionale a lavorare insieme per fermare le guerre e costruire e mantenere la pace”. Il rapporto indica anche che le nazioni ricche fanno affidamento in modo opprimente sui paesi più poveri per accogliere coloro che sono stati costretti ad abbandonare le proprie case: nel 2014 l’86% dei rifugiati si trovava in regioni o paesi considerati economicamente meno sviluppati. Vent’anni fa, le regioni in via di sviluppo ospitavano circa il 70% dei rifugiati mondiali; l’anno scorso, i paesi considerati meno sviluppati dall’ONU accoglievano 3,6 milioni di rifugiati, ovvero il 25% del totale mondiale. Guterres si è rivolto alla comunità internazionale affinché dimostri determinazione, tolleranza e si impegni economicamente per aiutare coloro che ne hanno più bisogno. “A causa delle enormi carenze di finanziamenti e degli ampi divari nel regime globale per la protezione delle vittime di guerra, molte persone bisognose di compassione, aiuto e rifugio vengono abbandonate a loro stesse”, ha dichiarato. “In un’era di esodi forzati di massa senza precedenti, abbiamo bisogno di una risposta umanitaria senza precedenti e di un rinnovato impegno globale in favore della tolleranza e della protezione delle persone in fuga da conflitti e persecuzioni”. L’avviso di Guterres giunge a un anno di distanza dalla segnalazione dell’UNHCR circa il primo superamento di 50 milioni di persone obbligate a fuggire dalle proprie case in tutto il mondo dopo la seconda guerra mondiale. Alla fine del 2014, il 53% di tutti i rifugiati sotto la responsabilità dell’UNHCR proveniva da soli tre paesi: Siria (3,88 milioni), Afghanistan (2,59 milioni) e Somalia (1,11 milioni). Ulteriori 5,1 milioni di rifugiati sono stati registrati dall’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi. In Iraq, l’avanzamento dello Stato islamico ha fatto passare il numero di sfollati interni da 1 milione nel 2013 a 3,6 milioni alla fine dell’anno scorso. In Libia, 309.000 nuove persone sono state obbligate a migrare nel 2014. Negli ultimi cinque anni, sono scoppiati o si sono riattivati almeno 15 conflitti: otto in Africa (Costa d’Avorio, Repubblica Centrafricana, Libia, Mali, nord-est della Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan e Burundi); tre in Medio Oriente (Siria, Iraq e Yemen); uno in Europa (Ucraina) e tre in Asia (Kirghizistan e in diverse aree del Myanmar e del Pakistan). Poiché pochi di questi conflitti sono stati risolti e la maggior parte continua a obbligare le persone a fuggire, solo 126.800 rifugiati hanno potuto tornare nei propri paesi l’anno scorso, il dato più basso in 31 anni. In Europa, il numero di migranti forzati è aumentato del 51% l’anno scorso, passando da 4,4 milioni a 7,6 milioni. Nel rapporto si afferma che “Più di 219.000 rifugiati e migranti hanno attraversato il Mar Mediterraneo durante il 2014. Questo dato è circa il triplo rispetto al record precedentemente noto di 70.000, rilevato nel 2011 durante la “primavera araba”. Quasi la metà di questi migranti proveniva dalla Repubblica Araba di Siria e dall’ Eritrea. L’UNHCR è stato informato della morte o della scomparsa di oltre 3.500 donne, uomini e bambini nel Mar Mediterraneo durante l’anno scorso; questo dato dimostra chiaramente la pericolosità e l’imprevedibilità di questa situazione”. L’UNHCR ha notato che la cifra record di attraversamenti del Mar Mediterraneo e l’enorme numero di siriani ospitati dalla Turchia hanno “fatto aumentare l’attenzione pubblica, sia positiva sia negativa, rispetto alle questioni inerenti i rifugiati”, aggiungendo che la Germania e la Svezia sono state le nazioni a ricevere il maggior numero di richieste di asilo. Le migrazioni hanno raggiunto il 19% in Medio Oriente e Africa settentrionale, il 17% in Africa sub sahariana, il 31% in Asia e il 12% nelle Americhe. L’anno scorso, superando il Pakistan, la Turchia è diventata la nazione che ospita il maggior numero di rifugiati a livello mondiale con 1,59 milioni di rifugiati, la stragrande maggioranza dei quali siriani. Il Pakistan si trovava al secondo posto con 1,51 milioni di rifugiati, quasi tutti provenienti dall’Afghanistan, mentre in Libano era stato accolto il maggior numero di rifugiati rispetto alla sua popolazione: 232 rifugiati ogni 1.000 abitanti. L’Iran ospitava 950.000 rifugiati afghani, l’Etiopia 659.500 rifugiati del Sud Sudan, dell’Eritrea e della Somalia, mentre la Giordania accoglieva 654.100 rifugiati della Siria e dell’Iraq. Justine Greening, il Ministro inglese per lo Sviluppo Internazionale, ha dichiarato: “È sconcertante che quasi 60 milioni di persone non abbiano una casa e dipendano dalla benevolenza degli stranieri. Solo nell’ultimo anno, uno su sette di questi uomini, donne e bambini sono stati obbligati a fuggire a causa di conflitti o persecuzioni”. “Dalla Siria al Sud Sudan, il Regno Unito sta garantendo aiuti di emergenza a coloro che hanno perso tutto. Ho incontrato alcune di queste persone e mi hanno detto che vogliono solo poter tornare al loro paese e alla normalità”. “Questo è il motivo per cui mentre assicuriamo a queste famiglie l’essenziale per vivere, ovvero cibo, acqua pulita e una casa, dobbiamo anche affrontare le cause principali di povertà e instabilità, in particolare lo sviluppo economico”. Fonte: http://www.theguardian.com/global-development/2015/jun/18/59m-people-displaced-war-violence-persecution-says-un

MH
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