Le storie cucite

La rubrica “Lo sguardo dalle frontiere” è a cura degli operatori e delle operatrici di Mediterranean Hope (MH), il progetto sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Questa settimana “Lo sguardo” proviene da Scicli (Ragusa) ed è stato scritto da Ivana De Stasi.

Scicli (NEV), 18 settembre 2019 – Nel mese di agosto l’artista terapeuta sciclitana Monica Simeoni ha realizzato un progetto con gli adulti e i minori ospitati presso Casa delle Culture.

Monica sta concludendo il suo percorso presso l’Accademia d’arte di Brera e per il lavoro finale ha deciso di tornare nella sua città di origine dopo aver lavorato per molti anni fuori dalla Sicilia e dall’Italia.

Il titolo del progetto, “Ex-Emergo – Emergenze” ovvero “portare a galla”, ha origine dalla riflessione sull’emergenza umanitaria delle migrazioni che necessita di essere ascoltata e compresa in maniera più profonda. Il linguaggio artistico è sicuramente un modo alternativo per ascoltare i racconti dei veri testimoni.

Monica ha incontrato, in più appuntamenti, direttamente nel salone di Casa delle Culture, le persone da noi ospitate ma non solo dato che gli incontri erano aperti a tutta la comunità.

 

Il materiale utilizzato sono stati i sacchi utilizzati per il trasporto del grano collegandosi, quindi, alla materialità del territorio fortemente caratterizzato dal lavoro agricolo. Il sacco, oggetto utilizzato per il trasporto e quindi in costante movimento, è per eccellenza il simbolo del viaggio che trasporta ma nello stesso tempo accoglie in sé nuova materialità. Collegando i diversi sacchi, l’artista ha realizzato un grande telo su cui ogni partecipante al progetto ha cucito un piccolo pezzo che ha liberamente realizzato utilizzando ago e filo. “Cucire come metafora del tessere la relazione, attraverso l’operazione del cucire insieme i diversi pezzi, abbiamo simbolicamente costruito la relazione tra i pensieri e le emozioni che sono emersi nel lavoro personale e nella condivisione con il gruppo. Scegliere i vari pezzi e cucirli insieme ha una valenza simbolica molto forte perché’ rimanda ad un lavoro di riflessione sulle diverse parti del sé e alla possibilità di ricostruirle in un nuovo disegno che sia ponte tra passato e futuro”. Quanto affermato da Monica si ricollega alla volontà di approfondire il tema della trasformazione legato al viaggio come ricerca. Chi è accolto presso Casa delle Culture conosce bene il senso della trasformazione in seguito ad un viaggio. Infatti, inizialmente c’è stato il timore di realizzare qualcosa che in un primo momento sembrava non avere un senso pratico. Lentamente, con la giusta tempistica, la sfiducia ha fatto posto alla partecipazione del gruppo e all’impegno nella realizzazione di un’opera collettiva. Il problema della lingua si è subito risolto con la presenza dei bambini che ormai parlano un ottimo italiano. Ma il loro ruolo è andato ben oltre la mediazione linguistica. I minori sono stati la chiave del progetto, facendosi “ponte emotivo” tra la timidezza degli adulti e la loro spontaneità.

L’incontro finale si è concluso in spiaggia dove il grande telo è stato simbolicamente immerso in mare per sottolineare il valore e la simbologia dell’acqua nelle diverse culture.

Da ieri, il grande telo è appeso al muro del salone principale della Casa delle Culture, visibile a chiunque lo voglia.

 

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