Scicli, il pastore Sciotto: “Sia sempre di più luogo dove riflettere di inclusione sociale”

Per il pastore Francesco Sciotto della Chiesa metodista della cittadina siciliana, la Casa delle culture, che oggi festeggia il suo quinto compleanno, “ha permesso di raccontare le frontiere alle sorelle e ai fratelli” delle organizzazioni e delle comunità protestanti di tutto il mondo

 

 

Roma (Nev), 12 dicembre 2019 – “Una bellissima occasione per raccontare la frontiera”, questo è ed è stata fino ad oggi la Casa delle Culture di Scicli per la comunità della chiesa metodista della cittadina siciliana, secondo il pastore locale Francesco Sciotto. Un progetto che proprio oggi, 12 dicembre, festeggia i suoi primi cinque anni.

“Per la nostra comunità – spiega il pastore – che prima sentivamo forse come un luogo un po’ lontano da tutto, uno degli impegni sviluppati grazie alla Casa delle culture è stato quello di accogliere e di testimoniare il volontariato. Non solo, perché abbiamo avuto modo di raccontare la frontiera ospitando sorelle e fratelli da ogni parte del mondo, che sono venuti a Scicli per scoprire quest’iniziativa”, informarsi su quanto fanno le chiese in materia di migrazioni e conoscere la realtà siciliana.

A 5 anni dall’inizio dell’esperienza, per Sciotto di difficoltà “ce ne sono ogni giorno, l’unico modo per non averne sarebbe non fare niente. Ma il dato saliente è che le abbiamo superate e affrontate, e abbiamo dato vita insieme a una bella esperienza di servizio e di volontariato, un’esperienza che è anche divertente per le persone coinvolte”. E la relazione della chiesa di Scicli con le altre comunità siciliane è stata un elemento-chiave.

Il pastore valdese Ciccio Sciotto

“La Casa delle culture di Scicli è una delle tante cose che nel territorio siciliano si riescono a fare – aggiunge Sciotto – . Se siamo riusciti a realizzarla è proprio perchè  esistono da decenni iniziative ed esperienze di diaconie e di servizio in altre città siciliane”.

Per i prossimi 5 anni il pastore si augura quindi che si possa “continuare a fare questo lavoro di accoglienza e che, come sta già succedendo, che la Casa della cultura sia un luogo dove riflettere sui temi dell’inclusione sociale, non solo dei migranti, ma anche di tutte le persone che vivono ai margini”.

 

MH
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