Un’alternativa a Lampedusa: l’impegno dei giovani sull’isola

di Marta Bernardini e Francesco Piobbichi

Lampedusa, Agrigento (NEV), 3 dicembre 2014 – Alternativa Giovani è un’organizzazione di volontariato nata nel 2001 da giovani studenti di Lampedusa e che nel corso del tempo è diventata una colonna storica delle attività sociali dell’isola. Conoscere questa associazione ci ha permesso fin da subito di iniziare a comprendere la realtà isolana, riuscendo ad accedere a uno sguardo interno alle dinamiche che la caratterizzano. Incontriamo Alternativa Giovani (http://www.alternativagiovani.it/) nella loro sede, dove c’è l’unica radio dell’isola, Radio Delta, e uno spazio adibito a doposcuola per bambini. Filippo Mannino, uno dei principali volontari dell’associazione, è un giovane avvocato che dopo anni di lavoro e praticantato a Roma è tornato nel luogo dove è nato. La storia di Radio Delta sembra quella delle radio libere che in Italia sorgevano a cavallo degli anni ‘70. Nata nel 2008 quasi per gioco, è diventata un importantissimo punto di riferimento per l’isola e vi collaborano venti conduttori che si alternano ai microfoni in modo volontario. La nascita di questa radio ha inoltre permesso di far arrivare le frequenze di altre 12 radio nazionali che ora trasmettono sul territorio. Prima, per ascoltare la radio occorreva sintonizzarsi con lo Scirocco che portava il suono delle sponde sud del Mediterraneo.

Alternativa Giovani lavora anche su diversi progetti, impegnandosi con serietà e consapevolezza in diversi ambiti sociali e culturali dell’isola. La prima attività, finanziata con i fondi otto per mille delle chiese valdesi e metodiste, è quella di tutoraggio scolastico rivolto ai bambini delle elementari per contrastare i fenomeni di abbandono e di devianza giovanile. Il secondo, finanziato dal Ministero delle politiche sociali, è un progetto per gli anziani volto a promuovere una nuova idea di vecchiaia e rafforzare la solidarietà tra le vecchie e le nuove generazioni. Di prossimo avvio, un terzo progetto finanziato dal Ministero della gioventù, avente l’obiettivo di fare cittadinanza attiva con i giovani delle scuole superiori. Non si contano poi tutte le attività ricreative e di solidarietà portate avanti dall’associazione nel corso del tempo, come essere in prima linea, senza cercare le telecamere, durante gli approdi dei migranti, soprattutto negli anni più difficili per l’isola. Un lavoro quindi fortemente radicato sul territorio, ma anche attento a comprenderne i bisogni, cercando di offrire pratiche di intervento attivo nei più svariati ambiti, culturale, sociale, educativo, ricreativo e comunicativo. Filippo Mannino, nell’intervista a Mediterranean Hope (https://www.youtube.com/watch?v=b4-ddOoZvWQ), racconta: “Come giovani ci impegniamo per essere utili alla società, preferendo investire i lunghi pomeriggi invernali in qualcosa di utile. Lampedusa e le isole Pelagie in generale, sono isole che hanno bisogno di forze nuove, che hanno bisogno di giovani e nuove mentalità per andare avanti”. Mannino prosegue sollevando le difficoltà che riguardano Lampedusa: “Questo territorio ha tantissimi disagi dovuti alla questione dell’insularità principalmente. Per cui pensiamo che sia fondamentale l’apporto e il contributo che può essere dato dai giovani su diversi aspetti della vita, l’ambiente, il sociale, gli anziani, la cultura”. Proprio rispetto al progetto con gli anziani, risulta fondamentale l’impegno e l’interesse nel costruire e riscoprire l’identità dell’isola, anche attraverso la memoria storica di chi da tanti anni vive in questo scoglio e ne ha visto i molteplici e veloci mutamenti. “Si può raccontare e riscoprire l’identità dell’isola – continua Mannino – proprio con quello che stiamo facendo, andando ad ascoltare gli anziani, registrando quello che è il loro vissuto, le loro esperienze di vita, come si viveva una volta, com’era Lampedusa tanti anni fa”. L’interesse non è però solo quello di riscoprire il passato dell’isola ma anche di promuovere dialogo e solidarietà tra vecchie e nuove generazioni, sperando che attraverso il racconto e l’incontro si possa tramandare qualcosa che altrimenti rischierebbe di andare perduto, qualcosa che invece fa parte della storia di questo scoglio nel cuore del Mediterraneo e che potrebbe costituirne il più fertile terreno per la creazione di un’identità comune. Mannino ci racconta anche cosa significa vivere a Lampedusa, lo “scoglio” appunto come usano chiamarlo, un’isola che “ha lati positivi e lati negativi”. Per chi ci è nato e cresciuto è meno difficile viverci perché si impara ad abituarsi a quello che questo luogo offre, ma certo gli aspetti negativi dell’insularità non mancano. La scelta obbligata di un certo percorso scolastico, la sanità e l’assenza di un punto nascite, la difficoltà dei trasporti, il carovita. “Però poi – conclude Mannino – hai un mare che altre località non offrono, hai uno stile di vita che è molto più sano, un quieto vivere che in una città non puoi trovare facilmente”.

MH
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