Lampedusa, Agrigento (NEV), 22 aprile 2015 – Perché vi diciamo di venire in vacanza a Lampedusa? Perché qui, in questi giorni, abbiamo visto qualcosa che non trovavamo da tempo: una città senza paura. Certo, i lampedusani non sono differenti dal resto dell’Italia, stesse ansie del futuro e stessa voglia di superare momenti difficili.
C’è però un aspetto che ci piace sottolineare, qui, in questi giorni, la barriera tra il “noi” e il “loro” si è ridotta e le persone venute dal mare hanno vissuto gli stessi spazi pubblici di tutti, hanno acquistato prodotti dai fruttivendoli, nei bar, hanno giocato a calcio con altri giovani nella piazza del paese. Nessuna emergenza, i migranti sono arrivati stremati ed ora stanno ripartendo verso l’Italia, giorno dopo giorno, con le loro storie.
Non vogliamo dare l’immagine dell’isola “paradiso dell’accoglienza”, come spesso è stato fatto, è innegabile che questi eventi possano intimorire la popolazione in vista della stagione turistica, ma ci piace raccontare queste belle giornate di un’isola meticcia. Seppur si viva sempre in una situazione di fragile equilibrio.
C’è sempre una forma di consapevolezza diffusa ad ogni arrivo dei profughi sull’isola, una lucidità rara che a volte spiazza anche noi. Troppe cose hanno visto gli abitanti di Lampedusa in questi decenni e in molti non si fidano di Stati e Governi che hanno utilizzato l’isola come un palcoscenico, lasciando irrisolti i problemi di sempre. Lampedusa messa al fronte, però, sta dando in questi giorni una lezione a tutto il resto del paese, in particolar modo la sta dando a chi ha paura di accogliere uomini, donne e bambini nelle proprie strutture pubbliche pur avendo molti meno problemi e molte più risorse.
Non ci è dato sapere se e come questo particolare equilibrio continuerà, ma è indubbio che questo sia un luogo da vedere, da assaporare. Sono molte le cose che ti rimangono dentro per il resto della vita, gli sguardi, il sole sulla pelle e il vento sulla faccia, il mare luccicante, le cale più famose e quelle più timide, gli odori. Quest’isola è da scoprire perché qui oggi passa una storia che nel resto del mondo non si riesce a vedere, e nonostante i giornalisti troppo spesso cerchino di costruire l’emergenza, la realtà è un’altra: Lampedusa vuole continuare a vivere di pesca e di turismo, vuole essere un’isola di pace e non una base militare in un Mediterraneo di guerra, vuole essere un luogo di giustizia e di bellezza. E per ricordare tutte queste cose l’isola si prepara a una giornata di festa il 1° maggio, un momento ricco di iniziative ed eventi rivolti a tutti.
Nonostante Lampedusa sia stanca di reggere il peso di questo mondo terribile, non cede. E noi, che con Mediterranean Hope stiamo per crocettare sul calendario il primo anno di presenza sull’isola, continueremo a sostenerla e a raccontarla, offrendo lo sguardo di chi sta vivendo qui tutte le stagioni, condivide quotidianità, tensioni e gioie.
In questi giorni molti ci contattano per sapere in che modo si possa dare una mano, contribuire, aiutare. Noi rispondiamo di incominciare sostenendo l’isola e la sua comunità. Perché se si impara a conoscerla oltre le semplificazioni mediatiche, se si impara a rispettarla e ascoltarla, staranno meglio i lampedusani così come tutti coloro che si troveranno a passare da questo scoglio nel cuore del Mediterraneo.
Venite a Lampedusa allora, promuovetela in giro, mandateci i vostri genitori e parenti in vacanza, consigliatela, e non solo perché è bella e ha spiagge stupende ma anche perché questo luogo pulsa di umanità ed è un esempio per tutto il Paese.