L’aliscafo della rabbia

di Marta Bernardini e Francesco Piobbichi

Lampedusa, Agrigento (NEV) – 24 giugno 2015 – Oggi non vi vogliamo parlare solo di Lampedusa. Oggi vi vogliamo parlare anche di Linosa, la splendida isoletta dell’arcipelago delle Pelagie, 5 kmq di bellezza vulcanica nel cuore del Mediterraneo.

Un piccolo paradiso che da mesi vive in una situazione di vero isolamento, in quanto i collegamenti per raggiungerla sono sempre meno efficienti. Linosa si trova infatti senza l’aliscafo che la collega con Lampedusa e Porto Empedocle creando enormi disagi per i cittadini che necessitano di accedere a diversi servizi – come quello sanitario – ma anche per la stagione turistica. Sono ben cinque gli appalti andati deserti per avere l’aliscafo veloce e non dover dipendere unicamente dalla nave di linea, che spesso non arriva per guasti o mal tempo. Si sta giocando un braccio di ferro tra le autorità e la compagnia che serviva in precedenza la tratta e sembra lontana una soluzione. Intanto i cittadini esasperati manifestano da giorni, a partire da una campagna virale sul web fino ad occupare il municipio con diversi slogan e striscioni. E proprio in questi giorni di fermento, a Lampedusa sono ripresi gli arrivi di migranti, senza che l’isola viva l’emergenza di facile presa mediatica, ma i numeri non sono certo indifferenti. Quello che ci colpisce di più, in questo clima di scontento dei cittadini e di preoccupazione per la stagione turistica, è che proprio lunedì mattina un aliscafo è arrivato a Lampedusa per poter accompagnare circa 200 migranti, prevalentemente minori, in Sicilia. E ricomincia il gioco tra le parti, quello che esaspera la divisione tra “noi” e “loro”, alimentando lo scontento degli abitanti di Linosa che si sono visti passare davanti un mezzo tanto desiderato ma non destinato a loro. Si inasprisce la percezione di essere cittadini di serie b, di essere i penultimi contro quegli ultimi che colpa non ne hanno, se non essere usati come pedine nella scacchiera della frontiera. Difficile comprendere il perché di questa scelta, di certo sappiamo però misurarne gli effetti. Si alimenterà ancora una volta un clima di colpevolizzazione verso i migranti, funzionale alle recenti scelte politiche italiane ed europee. A Linosa gli abitanti sono lasciati soli e arrabbiati mentre a Lampedusa si susseguono le visite di politici, tra cui la Commissione di inchiesta del Parlamento italiano sulla situazione dell’accoglienza. Forse è a seguito di queste visite che i migranti sono stati velocemente trasferiti con l’aliscafo, forse per far vedere il Centro di primo soccorso e accoglienza perfettamente funzionante. Ancora una volta assistiamo a quello che definiamo da tempo il palcoscenico della frontiera, con le decine di telefonini pronti a fotografare e documentare l’arrivo di persone esauste dopo giorni di mare e mesi di vessazioni in Libia. Lunedì, inoltre, è uscita la notizia che l’Unione Europea ha approvato l’operazione EuNavFor per dispiegare forze in mare con l’obbiettivo di distruggere le barche dei trafficanti di esseri umani. I 28 paesi europei lo hanno deciso all’unanimità e nel giro di una settimana i mezzi che verranno messi a disposizione per l’operazione sono complessivamente 5 navi militari, 2 sottomarini, 3 aerei da ricognizione, 2 droni e 3 elicotteri, con complessivamente “un migliaio” di soldati. Quando si tratta di decidere per fare operazioni di guerra, come si vede, non ci sono troppi dissensi ne un’opinione pubblica che si mobilita per questo tipo di spese. Questa è solo la prima fase di un piano che però aspetta la finale autorizzazione delle Nazioni Unite per diventare un intervento più consistente in Libia. Per alcuni non si tratta altro che di un rinforzamento del lavoro di pattugliamento delle frontiere degli ultimi mesi, per altri sarebbero i primi passi verso una nuova guerra in Libia. Libia che vede entrambi i governi, quello di Tobruk e quello di Tripoli, contrari ad ogni tipo di intervento europeo e anzi non esitano a dimostrare di poter incidere sulle partenze dei migranti. Noi di Mediterranean Hope guardiamo con attenzione quello che avviene, anche in attesa del Consiglio Europeo del 25-26 giugno e delle conseguenze che ne deriveranno. Di certo notiamo come il clima contro i migranti, che in Italia si alimenta ormai da mesi, sembra essere funzionale ad una nuova stagione di guerre e di frontiere mobili sempre più armate.

MH
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