Lampedusa, riflessioni di un’estate

Francesco Piobbichi – NEV

Lampedusa, Agrigento, 21 settembre 2016 – L’isola di Lampedusa ha vissuto la stagione turistica più intensa di tutta la sua storia e anche adesso che l’estate sta finendo, l’isola è piena di gente. Il rapporto di Lampedusa con il turismo può essere letto alla luce di una delle paure storiche dell’isola, che per certi aspetti ne ha plasmato l’identità. Si tratta del rapporto tra chi vive in mezzo al mare e il futuro, della paura di ritrovarsi soli e isolati nella miseria a causa di eventi esterni in grado di cambiare il domani. Elementi, questi, che agiscono nel profondo, che toccano le corde della comunità e che fanno emergere le paure più antiche della gente di mare.

Se prima questa comunità di lavoratori ha riempito le stive con le spugne di mare e poi con il pesce, oggi riempe la poppa e la prua delle imbarcazioni con i turisti. Così in ogni stagione si ripetono gli stessi sentimenti. L’ansia che l’isola inizia a vivere dalla primavera per la stagione turistica che si avvicina si placa lasciando spazio alla stanchezza autunnale e al letargo invernale.

L’economia di Lampedusa è sempre stata collegata a un ciclo naturale, all’interno del quale si ripetono in forme differenti i riti di un tempo ed emergono le antiche paure, le stesse angosce che Manlio Sgalambro ha sapientemente descritto nella sua “Teoria dell’isola” parlando dell’identità siciliana. Essere palcoscenico della frontiera porta oggi l’identità lampedusana a rapportarsi alla sua immagine veicolata dai media. In genere i lampedusani sono diffidenti nei confronti dei racconti che, da fuori, hanno fatto dell’isola, ma al tempo stesso comprendono quanto la loro soggettività favorisca il turismo e la stessa immagine dell’isola. Da questo punto di vista per molto tempo migranti e turismo sono stati due terreni dai quali si sono sviluppati due discorsi opposti e inconciliabili. Questi due elementi hanno convissuto paralleli, senza quasi toccarsi, come se i migranti potessero rimanere invisibili all’immagine pubblica dell’isola. Un tema, questo, esplicitato da una recente campagna pubblicitaria di un’agenzia di turismo di Malta, la quale recitava: “Lampedusa, oggi totalmente libera da immigrati illegali”.

Questa estate abbiamo visto convergere queste due linee, abbiamo visto i migranti farsi il bagno nelle spiagge con i turisti senza che questo elemento danneggiasse l’economia locale, nonostante la paura di qualcuno che invece ciò potesse avvenire. Li abbiamo visti passeggiare lungo una via Roma piena di gente, parlare con i turisti seduti sulle panchine, discutere con loro degli europei di calcio. Fino a qualche settimana fa, la stagione turistica che ha fatto il record di presenze sull’isola è coincisa con la tolleranza nei confronti dei migranti, almeno di quelli che potevano lasciare l’Hotspot. Molti di questi ragazzi venivano nel nostro ufficio per chiamare casa e collegarsi a internet, aspettando nel parco davanti alla nostra sede senza che questo generasse alcun problema. In questi mesi abbiamo constatato che chi viene dal mare per cercare una vita migliore non danneggia il turismo. Abbiamo avuto modo di comprendere che per questi ragazzi non è facile vivere l’attesa dentro un Hotspot come quello di Lampedusa, come probabilmente non lo sarebbe per nessuno di noi. In questi giorni non li vediamo più passeggiare per il paese, senza comprenderne a pieno il motivo, ma sappiamo che ci sono, in attesa di proseguire un viaggio ancora incerto.

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