Corridoi umanitari. Trenta famiglie siriane da Papa Francesco

Faro di Roma

Papa Francesco ha salutato in Aula Nervi, dopo l’udienza generale, 30 famiglie siriane. “Rivolgo – ha detto loro il Papa – un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, non si impara a sperare da soli, con la vostra testimonianza e la vostra perseveranza voi alimentate la nostra speranza! Il Signore vi benedica!”. I profughi siriani sono stati accompagnati in Vaticano dalla Comunità di Sant’Egidio, che li ha fatti giungere in Italia attraverso i corridoi umanitari.

Il progetto, definito da Papa Francesco alcuni mesi fa “un segno concreto di impegno per la pace e la vita”, è stato concepito e realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia. In sostanza, esso nasce per mettere fine alle morti nel Mediterraneo e per arginare il traffico clandestino di esseri umani che dalla Libia arrivano in condizioni pessime nelle acque di Sicilia. Per tali ragioni, l’Italia ha inaugurato per prima i corridoi umanitari che porteranno nel nostro Paese, nell’arco di due anni, 1.000 richiedenti asilo.

Si tratta di un progetto-pilota, il primo di questo genere in Europa, e ha come principali obiettivi: evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo, che hanno già provocato un numero altissimo di morti, tra cui molti bambini; impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre; concedere a persone in “condizioni di vulnerabilità” (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo; consentire di entrare in Italia in modo sicuro per sé e per tutti, perché il rilascio dei visti umanitari prevede i necessari controlli da parte delle autorità italiane. I corridoi umanitari sono il frutto di una collaborazione ecumenica fra cristiani cattolici e protestanti: Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche, Chiese valdesi e metodiste hanno scelto di unire le loro forze per un progetto di alto profilo umanitario.

I corridoi umanitari prevedono l’arrivo nel nostro Paese, nell’arco di due anni, di mille profughi dal Libano (per lo più siriani fuggiti dalla guerra), dal Marocco (dove approda gran parte di chi proviene dai Paesi subsahariani interessati da guerre civili e violenza diffusa) e dall’Etiopia (eritrei, somali e sudanesi). L’iniziativa è totalmente autofinanziata dalle organizzazioni che lo hanno promosso, grazie all’otto per mille della Chiesa Valdese e ad altre raccolte di fondi. Non pesa quindi in alcun modo sullo Stato. La stessa Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese evangeliche nell’ambito del progetto Mediterranean Hope e la Tavola valdese per il tramite della Commissione Sinodale per la Diaconia (CSD), provvedono alle spese per l’ospitalità dei profughi. Alcune associazioni, come ad esempio la Comunità Papa Giovanni XXIII, presente da mesi nel campo libanese di Tel Abbas, hanno facilitato, con il loro generoso impegno, la realizzazione del progetto.

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