Roma (NEV), 19 luglio 2017 – La rubrica “Lo sguardo dalle frontiere” è a cura degli operatori e delle operatrici di Mediterranean Hope (MH), il progetto sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Questa settimana “Lo sguardo” proviene da Scicli.
E’ uno sguardo sulle fotografie della mostra “Luoghi comuni” quello che vogliamo proporvi oggi. Nata dalla collaborazione tra la nostra operatrice Valentina Reale e la fotografa professionista Maddalena Migliore, la mostra è il risultato di un laboratorio organizzato da Mediterranean Hope – Casa delle Culture, insieme a Oxfam Italia e alla Chiesa metodista di Scicli (RG), con l’intento di far sviluppare ai ragazzi e alle ragazze ospiti della Casa dei racconti personali per immagini, scegliendo come contesto la città di Scicli, e come strumento la “mobile photography”.
La scelta del cellulare come strumento fotografico è legata alla sua diffusione, alla sua immediatezza ed alla familiarità dei ragazzi col medium. Il ritratto ambientato è stato la chiave narrativa che ha accompagnato l’evolversi del progetto: abbiamo chiesto ai ragazzi quale fosse il loro luogo preferito a Scicli, dove fotografarsi a vicenda.
I luoghi e le ragioni delle loro scelte sono simili a quelle degli abitanti del luogo e di chi visita Scicli, ad esempio, Piazza Italia o San Matteo. Da qui l’idea di giocare sui “Luoghi Comuni”, per stravolgerli, ribaltarli e sottolineare le affinità emozionali di chi li vive e li attraversa. Le fotografie propongono immagini che parlano di Scicli dal punto di vista dei ragazzi, del loro approccio tramite la fotografia, del loro vissuto, una visione corale e molteplice che racconta come vivono la città, ma anche come gli abitanti vivono i ragazzi.
Ragazze e ragazzi hanno raccontato il laboratorio e, qui di seguito, vi proponiamo alcune loro considerazioni e testimonianze.
Musa: La fotografia in sé è già un modo per testimoniare la presenza, segnare un punto di riferimento. Abbiamo fatto esperienza nel contesto di Scicli e di quello che noi siamo qui. Durante il laboratorio si è parlato di storie, storie di esseri umani, dell’uomo nella società, noi attraverso la fotografia. Maddalena ci ha aiutato tanto, ci ha fatto esplorare noi stessi attraverso la fotografia e abbiamo conosciuto più profondamente anche gli altri, i nostri compagni, perché fotografandoci a vicenda, abbiamo apprezzato la moltitudine dei punti di vista su noi stessi, spingendoci a guardare oltre le immagini”.
Laminet: Mi piace la fotografia fin da quando ero in Costa d’Avorio: me l’ha fatta conoscere e insegnata mio fratello più grande, che mi portava in giro quando andava a fotografare. Non lo faceva per lavoro, ma per passione. A me piacerebbe lavorare con la fotografia. Mi piace andare in giro e fotografare paesaggi, che sia natura o città. Mi piace, quando trovo una persona che mi ispira: la fotografo e la inserisco nei paesaggi che ritraggo normalmente. Voglio continuare a imparare la fotografia. Mi piace la storia che la foto racconta. Per esempio, durante il viaggio per arrivare in Italia, ho scattato delle foto nel deserto: sono foto che sono diventate delle storie.
Khawla: La chiesa di San Matteo è un monumento storico. E’ il mio posto preferito. Mi piace perché sta in alto e si può guardare tutta la città di Scicli. Mi piace anche la montagna che è bellissima, grande e alta. Ci vengono tutti i giorni turisti di diverse nazionalità. Penso che anche a loro, come a me, piace quel posto. Quando vado a San Matteo mi siedo sempre e da lì guardo la città per qualche minuto e poi faccio delle foto, con i miei amici o da sola.