Un nuovo gruppo di 120 profughi siriani è giunto questa mattina all’aeroporto di Fiumicino dal Libano grazie ai “Corridoi umanitari” promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei) e Tavola Valdese. Si tratta di un progetto che rappresenta un’alternativa concreta ai viaggi sui barconi nel Mediterraneo. Con un duplice vantaggio: impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre; concedere a persone in “condizioni di vulnerabilità” un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo.
LE ALTERNATIVE LEGALI AGLI SBARCHI
Corridoi umanitari, altri 120 siriani a Fiumicino
Con questo nuovo gruppo, costituito da famiglie con minori, è stato raggiunto il traguardo del numero delle mille persone (nella quasi totalità siriani, più una quindicina gli iracheni) arrivate in sicurezza e legalmente in Italia dal Libano a partire dal febbraio 2016, in accordo con i ministeri degli Esteri e dell’Interno. Dopo lo sbarco stamattina dal volo Alitalia da Beirut sono scattate le procedure di smistamento per l’affidamento ai centri di accoglienza e alle famiglie, già individuati in varie parti d’Italia, per avviare il reinsediamento e l’integrazione.
Giro: replicheremo protocollo per altri mille arrivi
Ad accogliere in mattinata i profughi nello scalo romano, tra gli altri, il vice ministro degli Esteri, Mario Giro e il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo. «Vogliamo rinnovare, tra ministeri dell’Interno e degli Esteri, e gli enti proponenti il protocollo per i corridoi umanitari, con l’obiettivo di far arrivare altri mille profughi, in sicurezza e legalità» ha detto all’aeroporto di Fiumicino il vice ministro Giro, che ha aggiunto: «Lottiamo contro il “divorzio” tra chi sta bene e chi sta male tra le due sponde del Mediterraneo. Intorno al Mediterraneo dobbiamo essere uniti: oggi chi aiuta, domani sarà aiutato. L’integrazione è la vera sfida».
A Roma anche coppia sposi
I 125 profughi siriani sbarcati oggi, sia musulmani sia cristiani, sono suddivisi in 47 nuclei familiari. Tra loro ci sono 54 minori (il più piccolo ha un mese e mezzo) e due giovani sposi, accolti con un bouquet di fiori dal fratello dello sposo, già integrato in Italia. La prima famiglia ad arrivare con un regolare volo di linea da Beirut fu quella della piccola Falak, originaria di Homs, seguita, il 29 febbraio, dal primo cospicuo corridoio umanitario, composto da un centinaio di siriani. «Siamo molto felici che oggi, arrivando alla quota simbolica di 1000 arrivi, si chiuda una prima fase del progetto – ha sottolineato Impagliazzo – ma non è l’ultima fase: le porte non si chiudono ma restano aperte. Abbiamo raccolto l’impegno di tanti italiani, famiglie, parrocchie, associazioni, che, toccati dalla situazione drammatica che si vive ancora in Siria, hanno deciso di accogliere, a loro spese e volontariamente, i profughi.
Il protocollo con l’Etiopia
Oltre al rinnovo, annunciato dal viceministro Giro, del protocollo con Libano, con ulteriore mille arrivi, è stato già firmato un secondo protocollo con l’Etiopia. E vede questa volta la Comunità di Sant’Egidio affiancata da Conferenza episcopale italiana (Cei), Caritas e Migrantes. Ad essere ospitati saranno 500 profughi eritrei, somali e sudanesi che vivono in Etiopia. «Il primo gruppo potrebbe atterrare a Fiumicino a fine novembre» ha spiegato Daniela Pompei, responsabile dei servizi ai migranti della Comunità di Sant’Egidio. «Attualmente c’è un team al lavoro sul campo per selezionare i profughi da far partire. Rispetto al Libano, in Etiopia ci troviamo ad affrontare procedure burocratiche più complesse».
Come funzionano i corridoi
I corridoi sono finanziati totalmente dalle associazioni che li hanno promossi. Come funzionano? Le associazioni inviano sul posto dei volontari, che prendono contatti diretti con i profughi nei paesi interessati dal progetto, predispongono una lista di potenziali beneficiari da trasmettere alle autorità locali e alle autorità consolari italiane, che dopo il controllo da parte del Ministero dell’Interno, rilasciano dei visti umanitari con “Validità Territoriale Limitata”, validi dunque solo per l’Italia. Una volta in Italia presenteranno la domanda di asilo. I profughi sono accolti per un anno in strutture o appartamenti, a spese delle associazioni coinvolte nel progetto, che curano anche la fase dell’integrazione, con corsi di lingua italiana e corsi di formazione. «Nella maggioranza dei casi – spiega Pompei – si tratta di interi nuclei familiari. I bambini frequentano la scuola. I genitori imparano la lingua italiana e cercano un lavoro. L’obiettivo è rendere queste persone autonome al più presto».