Una trasfusione…di giochi e di ricordi

Roma (NEV), 29 maggio 2019 – La rubrica “Lo sguardo dalle frontiere” è a cura degli operatori e delle operatrici di Mediterranean Hope (MH), il progetto sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Questa settimana “Lo sguardo” arriva da Scicli ed è a cura di Mauro Covato, operatore socio sanitario.

Nel mio lavoro capita spesso di accompagnare nostri ospiti nelle varie assistenze sanitarie, entro quindi in contatto quasi quotidianamente con medici, infermieri e istituzioni sanitarie del territorio in generale.

Alla Casa Delle Culture attualmente abbiamo ospiti famiglie siriane arrivate in Italia grazie ai corridoi umanitari. Tra di loro, quattro bambini affetti da talassemia, che ogni 20 giorni necessitano di trasfusione e accompagniamo per questo al Centro Trasfusioni di Ragusa.

L’appuntamento con questo tipo di terapia è un giorno particolare soprattutto per i bambini, partiamo da Scicli verso le 7.30. Portiamo panini, frutta e merendine per la lunga mattinata che li aspetta, e che aspetta anche i nostri volontari che a turno ci accompagnano, per stare vicino ai piccoli.

Entriamo in ospedale verso le 8.30: l’accoglienza che i bambini ricevono è ormai un rito fatto di sorrisi, abbracci e il solito “batti 5” del personale ospedaliero che ci accompagna fino alla stanza della trasfusione, agghindata apposta per i più piccoli, coi muri colorati e affreschi di cartoni, scatoloni di giochi e matite colorate.

Si inizia col primo prelievo e con la consueta “gara del coraggio”, i più piccoli si sfidano tra loro a chi per primo deve porgere il braccino. Per i bambini l’operazione è diventata un gesto quasi normale, nonostante la solita lacrimuccia che all’inizio si affaccia sui loro visi, ma per noi collaboratori e soprattutto per le mamme non è mai un momento semplice.

La prassi per una trasfusione cui vengono sottoposti i piccoli, tra preparazione, prelievi e la fase del controllo dei valori del sangue dura 5-6 ore. Durante queste ore i volontari mettono in scena piccoli “teatrini”, inizia l’animazione con i diversi giochi che si trovano in stanza, con parecchia fantasia ogni strumento a portata di mano diventa qualcosa con cui provare a divertirsi e far passare più velocemente il tempo dell’attesa.

E mentre giochiamo con i più piccoli, questa attesa diventa anche un momento per ascoltare i racconti delle loro mamme, un momento di sfogo che per noi operatori è anche un momento di grande arricchimento. Mariam nel suo telefono ci mostra le foto della famiglia, dei fratelli con i loro figli e degli altri parenti ed amici che non ce l’hanno fatta, ci racconta delle grande difficoltà che avevano in Siria a reperire sangue per le trasfusioni, così come anche in Libano.

La provincia di Ragusa è prima per donazioni di sangue in tutta l’isola: questo gesto che accomuna tante persone, e che ci sembra ancora più importante quando sentiamo le testimonianze di chi ha avuto tanti problemi, anche legati all’impossibilità di accedere alle cure e alla sanità, prima di arrivare in Italia, è una cosa di cui andare

MH
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