Le storie dei siriani in arrivo con i #CorridoiUmanitari

Beirut, la moschea Mohammed-al-amin

Beirut (NEV), 26 novembre 2019 – C’è Bushra, che ha 26 anni, è originaria di Homs, è arrivata nel 2012 in Libano, da sola, senza la sua famiglia. Si è occupata di diritti umani, di supporto ai bambini siriani, ha fatto volontariato. E’ una giovane donna molto determinata e partirà ancora una volta da sola, anche dal Libano, perché il fratello maggiore non se l’è sentita, di venire in Europa, in Italia, di cambiare così radicalmente vita.

Ci sono Maha e suo marito Mohammad, insieme ai loro tre figli di 10, 9 e 7 anni, che sono scappati da Aleppo, dopo sette anni di assedio, dopo sette anni di guerra. Lui ci ha fatto vedere quello che resta della loro casa in Siria: solo un mazzo di chiavi. Faceva l’insegnante elementare, qui in Libano ha fatto l’idraulico, hanno vissuto nel campo palestinese di Sabra e Shatila. Vogliono dare un futuro di pace, in cui la violenza e le discriminazioni non siano il pane quotidiano, ai loro bambini.

C’è O.M. che ha 25 anni e una compagna che lo aspetta in Italia, racconta del loro amore, di quante ne hanno passate pur di stare insieme. Vive in uno sgabuzzino costruito con assi di legno sul terrazzo di un palazzo fatiscente, paga 100 dollari al mese per dormire lì.
Sono queste solo alcune delle “storie”, o meglio solo alcuni particolari delle vite e delle testimonianze di alcuni dei 113 beneficiari dei corridoi umanitari che sbarcheranno domani, 27 novembre, all’aeroporto di Fiumicino, dopo un volo da Beirut.
Alle 11.30 saranno accolti a Roma con una cerimonia di benvenuto, aperta anche ai giornalisti, alla quale interverranno Christiane Groeben, vice presidente della FCEI, la pastora Thesie Mueller per conto della Tavola valdese e Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, insieme a rappresentanti dei Ministeri dell’Interno e degli Esteri.

 

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