La letteratura è un luogo accogliente. La biblioteca di Lampedusa riapre “a domicilio”

La rubrica “Lo sguardo dalle frontiere” è a cura degli operatori e delle operatrici di Mediterranean Hope (MH), il progetto sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Questa settimana “Lo sguardo” proviene da Lampedusa ed è stato scritto dal volontario Giovanni D’Ambrosio

Lampedusa (NEV), 6 maggio 2020 – “Sarebbero interessati a qualcosa sulle invenzioni”. “Vorrebbero leggere Super gol! Le cipolline in azione”, “scegliete voi, mi fido del vostro giudizio!”. Alla biblioteca di Ibby a Lampedusa, un progetto di Ibby Italia a cui partecipa anche Mediterranean Hope, sono già arrivate le prime richieste di libri in prestito a domicilio dall’inizio di questa anomala riapertura a metà. Da alcuni giorni infatti, grazie all’impegno delle volontarie e dei volontari della biblioteca, se non è possibile per i lampedusani raggiungere i libri, saranno i libri a raggiungere le case dei lampedusani. La biblioteca è sempre stata uno dei pochi luoghi di condivisione e incontro presenti sull’isola. Un luogo vissuto da bambine, bambini e adulti e in cui conoscersi, imparare e divertirsi insieme.

Il progetto della biblioteca nasce nel 2012 per rispondere all’esigenza di “accogliere attraverso i libri”. In quegli anni tantissime persone, come oggi, raggiungevano Lampedusa via mare, in cerca di un luogo sicuro. E anche la letteratura può creare intorno a sé un luogo sicuro, in cui rilassarsi e sentirsi a casa. La biblioteca si arricchisce quindi di una parte dedicata ai libri senza parole provenienti da paesi lontanissimi – Corea, Argentina, Stati Uniti e tanti altri – che potessero comunicare a bambine e bambini di diverse nazionalità. Man mano che il progetto nasceva, si sviluppava e si confrontava con il territorio locale, Ibby Italia si rende conto che a Lampedusa non c’è una libreria, e che sull’isola abitano moltissimi minori. Allora inizia una nuova fase: una biblioteca per tutte e tutti. Uno spazio libero e critico dove leggere, divertirsi, studiare e accedere alla cultura del proprio tempo. Anche a Lampedusa.

Ora che è più difficile incontrarsi e che bisogna rispettare le distanze tra le persone, dopo quasi due mesi di chiusura forzata, la biblioteca ha deciso di offrire un servizio rivolto alla popolazione, con la certezza che se si ha un buon libro da leggere tra le mani, si è sempre un po’ più felici.

A Lampedusa non c’è una libreria, ma una biblioteca aperta alla popolazione: a chi ci risiede, e a chi l’attraversa arrivando dal mare. In questi giorni la fase due promossa dal governo ha combaciato con un’intensificazione degli arrivi di persone migranti provenienti dalla Libia e dalla Tunisia. Varie imbarcazioni, anche nello stesso giorno, sono entrate autonomamente nel porto o vi sono state accompagnate dalla guardia costiera o dalla finanza. Sull’isola, l’unica struttura adatta a ospitare i migranti è l’hotspot di Contrada Imbriacola, che offre non più di un centinaio di posti e non garantisce una divisione degli spazi necessaria per rispettare le procedure sanitarie che impongono la quarantena di 14 giorni alle persone appena approdate. In mancanza di una strategia efficace che adotti trasferimenti più rapidi verso i porti siciliani, decine di persone sono costrette a passare notti intere sul molo. Negli ultimi giorni, solo grazie all’opera di mediazione del parroco di Lampedusa, alcune decine di migranti sono stati portati alla casa della fraternità, mentre molti altri appena giunti sono tenuti in attesa al molo Favaloro.

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