Cose tinte

Roma (NEV), 1 febbraio 2024 –

Il fugace controllo del documento e del biglietto da parte di un addetto ai lavori del traghetto “Sansovino” in partenza da Porto Empedocle in una tarda serata di gennaio, ingenera nell’immediato una serie di cortocircuiti che da tempo mi accompagnano nella dimensione del viaggio, ancor più ripercorrendo le rotte migratorie che conducono verso le zone di confine, fisiche o immaginate, nel caso di specie Lampedusa, una delle isole-frontiera d’Europa. I dislivelli di status, perfettamente innestati nell’immaginario che circonda e abita Lampedusa e operativi nel quotidiano in questo tratto di mare nostrum dove la placca africana protende le braccia verso quella euroasiatica, ondeggiano nella mente in attesa di salpare, personificandosi di volta in volta nelle decine di agenti saliti a bordo. Infatti, il passaggio ponte, una sorta di non-luogo adibito a uso e consumo dei comuni viaggiatori che si muovono “in economia”, preannuncia l’ampia, finanche eccessiva, militarizzazione dell’isola: finanzieri, carabinieri, agenti di frontiera e della guardia costiera, sfilano in serie e a piccoli gruppi all’interno dello spazio-ponte, metamorfosi di carri sbandati per errore durante una parata carnevalesca di paese. Proprio all’indomani, anche una professoressa della scuole primarie e secondarie dell’isola, durante un incontro del Forum Solidale presso la biblioteca Ibby, esprimerà le sue perplessità in merito alla natura e al numero dei passeggeri dei voli diretti da Palermo a Lampedusa: “Tra frotte di militari, carabinieri e volontari “croce rossini” non si trovano più biglietti per raggiungere l’isola in aereo”. Ma la comoda alternativa c’è. È il traghetto dalla massa equiparabile a quella di una nave crociera intercontinentale che, dopo una sola nottata di navigazione cullata dal suono mellifluo di manganelli galleggianti, solcando le acque con la prua al sorger del sole, accosta l’isola fra i giocosi salti di un delfino, dal sapor di beffa per chi affronta altre rotte con imbarcazioni di dimensioni e in condizioni ben diverse.

Approdo a Lampedusa. Caldi abbracci, ancora ebbri dalla sbornia del sabato sera, mi accolgono sull’isola. Questo sì, oggettivamente è un altro gran privilegio per nulla scontato per chi raggiunge queste coste spesso agitate da acque spumose: viaggiare sicuri con un titolo di viaggio elaborato dalle biglietterie nautiche di Porto Empedocle per poi essere accolti da visi incredibilmente familiari – seppur sconosciuti sino a quel momento – che già trasmettono cura e gesti spontanei di solidarietà e affettività.

Un ulteriore dislivello sociale con cui fare i conti per il comodo viaggiatore europeo, forse il più difficile da accettare. Probabilmente derivato dal privilegio insito nel fatto di nascere in una determinata sponda geografica di questo mondo, e forse, dall’operato delle vite precedenti. Quella karmica, sembra infatti ergersi in prima battuta quale unica, e altrettanto opinabile teoria funzionale per riuscire a decifrare una serie infinita di possibili “perché”. Deformazione esperienziale quest’ultima. Metempsicosi, migrazioni dell’anima e reincarnazioni, corpi di bianchi e di migranti giunti da chissà dove e riunitisi in questo luogo. Spiritualità e corporeità, scheletri di barchini arrugginiti fagocitati dalla spiaggia del porto fra resti di cenci e immondizia. Tutti figli e figlie del nostro tempo.

Colazione…Sole e Luna Crescente risplendono nel cielo di prima mattina. Biondi ricci ricadono su divise rosse reperibili per emergenze h/24, barbe incolte, cuffie, occhi ancora assonnati, orecchini e occhiali, prime chiacchiere informali condite dai vari accenti del belpaese raccontano la diversità nell’unione, accompagnando il primo giro rituale di cornetti e cappuccini. Altro bel privilegio quello della colazione seduti al bar non appena sbarcati a Lampedusa!

Si va a casa in macchina dopo aver poggiato di sguincio lo sguardo su qualche barchino sequestrato dalla Guardia di finanza, semi affondato nell’alta marea dei dispositivi di controllo e sicurezza implementati sull’isola. Il bianco delle pareti esterne della casa appena ristrutturata si staglia sul cielo azzurro di una calda domenica che si articolerà tra tisane e chiacchierate informali riguardanti i progetti, nonché il da farsi: attività nelle scuole, accoglienza al molo e progetti di archivio che si estendono sino ad abbracciare i cimiteri. Luoghi di incontri e di separazioni, di vita e morte. Migrazioni di corpi e di anime.

X