Sabato 13 settembre è stato inaugurata a Revello un secondo appartamento per i braccianti che lavorano nella piana saluzzese. Aperto già a inizio giugno, la casa ospita 11 persone che si aggiungono alle altre 4 accolte a Verzuolo. Alcune di queste erano già ospiti dell’ostello sociale Dambe So a San Ferdinando (RC).
Roma (NEV), 17 settembre 2025 – di Giovanni D’Ambrosio – Tra Saluzzo e Cuneo, nel Piemonte meridionale, l’ombra del Monviso – il più alto delle Alpi Cozie – si proietta su una vasta pianura coltivata. Per cinque mesi all’anno quella pianura sembra un mare verde, e i paesi che circonda piccole isole sperdute qua e là. Di tanto in tanto emergono da quel mare colline colorate blu, gialle, verdi, rosse. Si tratta di grosse cassette di frutta impilate una sull’altra. Cassette che aspettano di essere riempite.
La piana del saluzzese è infatti uno dei distretti frutticoli più importanti d’Italia, in particolare per la produzione di mele. I filari di alberi stretti uno accanto all’altro si susseguono veloci mentre si attraversa in auto quella pianura. La produzione è per lo più intensiva e ci si chiede come facciano quegli alberi a sopravvivere così attaccati uno accanto all’altro. Qui e là, tra i filari si notano delle biciclette appoggiate. In mezzo agli alberi in queste giornate di agosto e settembre migliaia di braccianti agricoli sono impegnati nella raccolta della frutta. La stagione inizia con i mirtilli a giugno, prosegue poi con la frutta estiva – ciliegie, pesche, albicocche – e si conclude infine con le mele a ottobre. Alcuni poi si fermano ancora per raccogliere kiwi e per la potatura. Si tratta per la quasi totalità di braccianti di origine straniera, in particolare africani subsahariani, magrebini e europei dell’est, ma in quelle campagne lavorano anche indiani e bangladesi. Non ci sono stime esatte di quante persone siano impiegate nella raccolta, anche se è opinione comune che ogni anno arrivino circa 12mila persone.
Nonostante le condizioni contrattuali siano lentamente migliorate nel corso degli anni – fino a qualche anno fa un bracciante guadagnava circa 4/5 euro all’ora mentre oggi lo stipendio orario si aggira tra i 7 e gli 8 euro – uno dei gravi problemi che accomuna questa comunità di lavoratori stranieri è l’abitare. La casa infatti non è scontata per chi viene a lavorare qualche mese nella piana del saluzzese. C’è chi trova casa da amici, colleghi o conoscenti; chi viene accolto all’interno dell’azienda stessa, chi riesce a trovare un posto nelle accoglienze diffuse organizzate dai comuni e chi invece è costretto a dormire all’aperto.
A. quando è arrivato dormiva in azienda. Racconta che dalla paga gli venivano tolti 50 centesimi all’ora per coprire le spese dell’alloggio. K. invece aveva trovato un materasso per terra in un paesino della Valle Po. Insieme a lui vivevano altre 20 persone ammassate in un appartamento decisamente troppo piccolo per tutti loro. “Una schifezza”, dice coinciso, mentre finisce di fumare una sigaretta. Nonostante il sovraffollamento, ognuno degli inquilini doveva pagare una quota di 130 euro al mese per vivere lì, più le spese. N. anche stava in quell’appartamento. Ma era così faticoso viverci che aveva pensato fosse meglio andare al parco Gullino, a Saluzzo, e dormire sotto un albero, su un cartone appoggiato sopra il prato. F. anche dormiva al parco. Per due mesi ha vissuto lì, andando ogni giorno a lavorare nei campi.
Dopo circa un anno e mezzo di lavoro sul territorio saluzzese, Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, con l’importante sostegno dell’8 per mille della chiesa valdese, ha raggiunto l’obiettivo dei 15 posti letto in due appartamenti. Uno a Verzuolo e l’altro, quello inaugurato il 13 settembre, a Revello. Dambe So, a Saluzzo come nella Piana di Gioia Tauro in Calabria, nasce con l’idea di tutelare la dignità e il diritto alla restanza dei lavoratori stagionali dell’agricoltura. Ciò significa affermare con la pratica il diritto di questi lavoratori a stare nel territorio dove lavorano a prescindere dalla loro condizione contrattuale e lavorativa. La casa aperta a Revello permette inoltre di organizzare spazi aperti anche per la comunità revellese interessata a partecipare alla costruzione di uno luogo vivo e attraversato. Un piccolo esempio di questo è stata la festa di inaugurazione dello scorso sabato a cui hanno partecipato diverse realtà del territorio che hanno animato gli spazi esterni del nuovo ostello. Tra gli interventi hanno espresso la loro vicinanza al progetto Cristina Brugiafreddo per il Consorzo dei Servizi Socio Assistenziali Monviso Solidale e lo stesso sindaco di Revello Paolo Motta, dalle chiese protestanti coinvolte in questo progetto, in particolare dal rappresentante della Tavola Valdese Davide Rostan e dal presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia Daniele Garrone. A parlare e a esprimere sostegno anche Guido Dotti per la commissione regionale per l’ecumenismo e il dialogo.
Per saperne di più: l’articolo NEV di Gian Mario Gillio sull’inaugurazione dell’ostello a Saluzzo