Beaucoup de personnes!

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NEV – di Ivana De Stasi, operatrice Mediterranean Hope presso la Casa delle Culture di Scicli

Scicli, Ragusa (NEV), 14 dicembre 2016 – Mi sento chiamare, mi volto: è Eric, ma oltre al mio nome non riesce a pronunciare nient’altro, se non “beaucoup, beacoup des personnes!”. Cerco di chiedergli cosa sia successo ma niente, stavolta neanche parla, gesticola con le sue grandi mani come a voler ribadire che c’è qualcosa di grande, ci sono tante persone ma non si capisce dove e perché. Mi prende per il braccio e mi trascina fuori dalla Casa delle Culture, per strada inizia a indicarmi la via che porta verso la grande “piazza Italia” di Scicli. “Beacoup des personnes!”. Alle mie ulteriori richieste di chiarimenti, finalmente, inizia a spiegare.
Quella mattina – una calda e soleggiata domenica, nonostante sia già novembre inoltrato – Eric si è svegliato presto, ha fatto colazione con calma e con la stessa tranquillità ha potuto fare la doccia. Ha indossato gli abiti puliti, quelli più belli. Ha pettinato i suoi capelli portandoli tutti verso il centro per creare una sorta di cresta, a mio parere molto discutibile ma a quanto vedo molto amata e di moda tra i ragazzi. Sono le 9.30 circa, ed Eric si incammina per le scale, giù verso strada, percorre un tratto di corso Mazzini e poi si introduce nel vicolo che porta a piazza Italia. Qui, girando verso destra, ci si imbatte nella chiesa Madre di Scicli, il luogo dove è conservata la Madonna delle Milizie, che salvò la popolazione dall’invasione saracena, oggi obiettivo della giornata di Eric. Nei giorni precedenti Eric mi aveva chiesto quale fosse la chiesa più vicina alla Casa delle Culture. Ho pensato fosse pentecostale dato che la quasi totalità dei ragazzi cristiani che arrivano appartengono a quella confessione. Quando gli ho indicato la piccola chiesa metodista di corso Mazzini mi ha chiesto se fosse una chiesa cattolica. Eric mi spiega che suo padre è pentecostale ma sua madre è cattolica e in Camerun ha sempre seguito entrambi i riti, ma lui si sente più cattolico. Ne è molto fiero. Anche durante la sua permanenza in Libia è riuscito a difendere orgogliosamente il suo credo nonostante attorno a lui ci fossero persone che si convertivano all’islam.
La questione religiosa è un argomento molto interessante e delicato da affrontare in un contesto come quello della Casa delle Culture dove convivono tanti ragazzi provenienti da contesti socio-culturali molto differenti tra di loro. Ciò che da subito mi ha affascinato è stato l’aver constatato la complessità – e a volte, apparentemente, anche la contradditorietà – religiosa di cui l’Africa è custode. Da una parte è un continente in cui regnano sincretismo e flessibilità religiosa – molti ragazzi mi hanno raccontato di avere genitori di differenti religioni, padre musulmano, madre cattolica, un matrimonio quasi inimmaginabile nelle nostre società europee – d’altro canto, invece, vi è una sorta di ritrosia nell’affrontare la realtà religiosa differente dalla propria. A tal riguardo, un momento per me indimenticabile è avvenuto durante una passeggiata per le vie di Scicli. Alla mia proposta di entrare in una delle tante chiese del paese, alcuni ragazzi si sono opposti affermando che si trattasse di un’azione inammissibile per un musulmano. Dopo un momento di chiarimento sulle nostre rispettive posizioni, un ragazzo decide di entrare. A poco a poco anche gli altri ragazzi entrano. Così, dopo quella chiesa, decidiamo di visitarne altre. I ragazzi ne sono entusiasti, sono rimasti a bocca aperta nell’ammirare le statue, i soffitti dipinti, la maestosità di ogni chiesa e hanno capito che un luogo di culto è interessante a prescindere dalla propria personale storia religiosa. Eric, invece, sta aspettando che arrivi la prossima domenica per tentare, nuovamente, di entrare in chiesa cercando di non spaventarsi alla vista di tanti fedeli!

MH
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