Corridoi umanitari, i numeri dell’accoglienza protestante

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Agenzia NEV

Roma (NEV), 27 aprile 2017 – Con gli arrivi di questi giorni si è concluso l’ottavo corridoio umanitario che la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), la Tavola valdese e la Comunità di Sant’Egidio hanno promosso tra l’Italia e il Libano. Il primo arrivo risale al 4 febbraio 2016: a raggiungere il nostro paese in sicurezza, a bordo di un regolare volo di linea, fu la famiglia della piccola Falak; due settimane dopo atterrò il primo cospicuo gruppo. Dal febbraio dell’anno scorso 13 voli Beirut-Roma hanno condotto in Italia 8 gruppi di profughi prevalentemente siriani, per un totale di 791 persone.

Ma chi sono i beneficiari dei “corridoi umanitari”? E dove hanno trovato accoglienza?

Il 15 dicembre 2015, firmando il protocollo d’intesa, il governo italiano si era impegnato, nel rispetto del Trattato di Schengen, a rilasciare 1000 “visti umanitari” nell’arco di due anni; lo stesso protocollo specifica che l’accoglienza è a carico degli enti promotori.

CHI ARRIVA. Il protocollo d’intesa individua diverse aree di possibile intervento, ma ad oggi i beneficiari dei corridoi umanitari sono quasi tutti cittadini siriani provenienti dai campi profughi del Libano. Il progetto ha come unico criterio la vulnerabilità della persona soccorsa, è questo il motivo per cui ogni gruppo che atterra in Italia si presenta fortemente eterogeneo: sia dal punto di vista religioso (cristiani, musulmani sciiti, musulmani sunniti, alawiti) che della provenienza geografica (Homs, Aleppo, Hama, Damasco…) e dell’estrazione sociale. Le liste dei beneficiari sono stilate in loco dalle autorità consolari italiane (l’ambasciata italiana a Beirut lavora a stretto contatto con gli operatori del progetto); coloro che raggiungono l’Italia via “corridoi” sono persone identificate, che viaggiano non soltanto in sicurezza ma nella legalità.

CHI ACCOGLIE. Per parte protestante, l’accoglienza è organizzata dalla FCEI -nell’ambito di Mediterranean Hope, il suo programma sulle migrazioni – e dalla Diaconia valdese (CSD). Sistemati in appartamenti o in piccoli centri d’accoglienza collettiva dislocati su tutto il territorio nazionale, i beneficiari dei primi 7 gruppi a carico di strutture protestanti sono 204, la maggior parte dei quali alloggia nel torinese. Conformemente alle finalità del progetto, a trovare accoglienza sono anzitutto nuclei famigliari (134 a fronte di 19 singoli), minori (42%) e giovani tra i 19 e i 30 anni (25%). Nell’accoglienza protestante si registra inoltre una quasi parità tra il numero degli uomini (54%) e quello delle donne (46%).

CHI INTEGRA. Diversamente dai beneficiari dei programmi di resettlement – ai quali è già stato riconosciuto lo status di rifugiato al momento del loro ingresso all’interno del paese di reinsediamento – i beneficiari dei corridoi umanitari devono presentare domanda di asilo una volta giunti su territorio italiano. Al fine di renderli quanto prima autonomi, FCEI e Diaconia valdese supportano i beneficiari nel loro percorso di integrazione, garantendo per un “congruo periodo” accompagnamento legale, sostegno psicologico, mediazione sociale e interculturale, assistenza sanitaria, corsi di lingua intensivi per bambini e adulti (18 ore settimanali), sostegno all’inclusione scolastica e lavorativa. Tutti i minori in età scolare sono stati inseriti all’interno del sistema scolastico nazionale. Nell’arco del primo anno di attività, gli ospiti di FCEI e Diaconia sono riusciti a ottenere 2 contratti di lavoro a tempo indeterminato, 1 contratto di lavoro a chiamata, 8 tirocini, 6 corsi di formazione professionale, 1 iscrizione all’università. Per promuovere l’inclusione lavorativa dei beneficiari FCEI e Diaconia valdese hanno siglato accordi ad hoc con la Fondazione Adecco per le pari opportunità e con il sindacato FLAI-CGIL.

CHI SOSTIENE I COSTI. Le risorse economiche su cui la FCEI e la Diaconia valdese possono contare per l’organizzazione dell’accoglienza a loro carico provengono primariamente dall’Otto per mille dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi; fondi “strutturali” cui nel corso del tempo si è unita la generosità di alcune chiese sorelle in particolare, come la Chiesa evangelica della Westfalia, l’Aiuto delle Chiese evangeliche svizzere (HEKS/EPER) e la Chiesa di Scozia. I “corridoi umanitari” godono inoltre del sostengo di diverse chiese italiane ed estere, nonché delle libere donazioni di privati, enti o persone fisiche, desiderose di partecipare a quest’avventura di accoglienza.

Primo in Europa, il progetto ecumenico dei “corridoi umanitari” ha dimostrato che un altro modo di migrare – per vie sicure e legali – è possibile e sostenibile. Se, a marzo, il governo francese ha siglato un accordo analogo con chiese ed organizzazioni protestanti e cattoliche, questo è accaduto anche sull’onda dell’esempio italiano. Potenzialmente, i corridoi umanitari sono replicabili in tutti i paesi dell’area Schengen.

(ndr: i numeri e le infografiche sono aggiornate al mese di marzo: con gli ultimi arrivi gli ospiti dell’accoglienza protestante salgono a 261).

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