Profughi siriani, corridoi umanitari a quota 800

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Luca Liverani – Avvenire

Ottocento. Dal terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino escono in 68. Sono profughi siriani, in prima fila ci sono i bambini che reggono lo striscione “Benvenuti”. E gridano in coro: “Viva l’Italia”. Sono i casi più fragili, individuati nei campi profughi libanesi grazie al progetto pilota dei corridoi umanitari, lanciato dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Tavola valdese e dalla federazione delle comunità evangeliche d’Italia. Altri 57 arriveranno domattina. In tutto ne sono arrivati, da febbraio 2016, quasi 800 dei mille previsti in due anni.

Quasi la metà, 48, sono minorenni tra cui molti bambini, qualche neonato di pochi mesi. E poi madri sole, giovani bisognosi di cure come il ragazzo che arranca sulle stampelle. Atterrati alle 6,35 con un volo Alitalia, vengono identificati con attenzione dalla Polizia di frontiera, anche grazie alle impronte digitali. Poi l’ingresso nel salone dove ci sono ad attenderli le famiglie, i parroci, le comunità che hanno organizzato da tempo l’accoglienza e l’inserimento un po’ in tutte le regioni italiane.

Vitto, alloggio, assistenza legale, cure, corsi di italiano, inserimento scolastico e professionale: tutto a carico degli organizzatori, grazie a fondi raccolti da Sant’Egidio e dell’8 per mille valdese. Saranno assistiti e aiutati a inserirsi e mantenersi col loro lavoro. Arrivano tutti con i documenti in regola, in attesa dello status di rifugiato, grazie al protocollo firmato dagli organizzatori con i ministeri degli Esteri e dell’Interno. Ed è un modello che sta facendo scuola in Europa, tra i Paesi interessati a un modello che colpisce gli affari sporchi dei trafficanti, garantisce arrivi sicuri senza la “roulette russa” dei barconi, assicura ingressi di persone identificate alla partenza.

Ad accoglierli a Fiumicino ci sono il viceministro degli Esteri, Mario Giro, il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, Paolo Naso in rappresentanza delle Chiese protestanti italiane, e Donatella Candura del Dipartimento Libertà civili del ministero dell’Interno. Poi le parrocchie, le famiglie, le comunità che se ne faranno carico. E altri profughi siriani arrivati nei mesi scorsi venuti a riabbracciare fratelli, genitori, figli, amici. «Stiamo per arrivare a mille – dice Impagliazzo – primo step di un grande progetto che proseguirà: abbiamo già assicurazione dal ministero dell’Interno che il programma sarà allargato ad altre persone. Funziona ed è stato accolto anche in Francia, dal Vaticano, da San Marino, da altre realtà istituzionali e speriamo presto anche dalla Spagna». Il 14 marzo Sant’Egidio ha firmato a Parigi un accordo simile all’Eliseo alla presenza del presidente Francois Hollande.

Per il viceministro degli Esteri, Mario Giro, «questi nuovi 125 arrivi con i corridoi umanitari dimostrano ancora che è possibile organizzare viaggi sicuri e legali, per far arrivare sia chi ha bisogno di protezione umanitaria, sia eventualmente chi ha necessità del nostro mercato di lavoro, perché questa situazione di totale chiusura sta creando una spinta verso l’illegalità, non solo nei passaggi via mare, ma anche nel traffico di esseri umani in Africa e col caporalato in Puglia. E questa è una cosa scandalosa: dobbiamo osservare il fenomeno ed osservarlo tutto insieme».

Tra chi attende c’è Don Renzo Zocca, parroco di S.Lucia di Pescantina, centro alle porte di Verona e responsabile della fondazione L’Ancora. Accoglieranno una mamma e due bambine, Fatima di 25 anni con Rama di 7 e Maran di soli 4 mesi. Il padre arriverà quest’estate. Abiteranno a casa di Emma, fino a ieri sola nel suo grande appartamento, che ha risposto all’appello fatto da don Renzo. Un auto prezioso come interprete araba verrà da Soukaina, 20 anni, nata in Marocco, ma in Italia da quando era bambina. La parrocchia conosceva sua sorella che faceva la volontaria nella casa per anziani. Lei dava una mano alla Croce rossa ed è stata “arruolata” da don Renzo. Anche se è musulmana? «Il Signore è uno solo», dicono insieme, col tono di chi risponde a una domanda inutile. Don Renzo stamattina è stato a Santa Marta. Ha raccontato al Papa cosa avrebbe fatto più tardi in mattinata: «Bene, bene – mi ha detto- continuate così». Il progetto ha coinvolto il Comune di Pescantina, che ha già aderito alla Sprar, e tutta la comunità parrocchiale.

Don Giovanni Pittorru invece porterà la “sua” famiglia in Sardegna. Direttore della Caritas di Tempio-Ampurias, ha avuto da una parrocchiana la disponibilità gratuita di un appartamento a Badesi, sul mare: «E un albergo ci ha dato già la disponibilità a far lavorare il papà. Siamo riusciti a trasformare l’ospitalità della Sardegna, terra di passaggio, in carità». «Stiamo dimostrando che i corridoi umanitari si possono fare – sottolinea Paolo Naso – ma anche che l’integrazione è possibile: abbiamo studenti che hanno ripreso gli studi interrotti, giovani agricoltori che stanno coltivando aree spopolate della Calabria»

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