#nonsiamopesci, #restiamoumani – Intervista a Paolo Naso

Roma (NEV), 29 gennaio 2019 – Piazza Montecitorio stracolma di persone ieri al presidio nonviolento per chiedere un porto sicuro alla nave della ONG Sea Watch che sabato scorso ha portato in salvo 47 persone. Anche la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) ha aderito alla mobilitazione insieme a centinaia di esponenti della cultura, della politica, dell’associazionismo e di altre organizzazioni religiose e laiche, con una grande partecipazione della cittadinanza.

Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, il Programma rifugiati e migranti della FCEI, ha dichiarato: “Non siamo pesci vuol dire che i migranti sono esseri umani e non unità di misura delle politiche di respingimento e della loro efficacia dissuasiva.  Chi pensa che ogni morte in mare è un monito contro le immigrazione irregolari, non solo sbaglia la valutazione tecnica ma si condanna all’immoralità e al cinismo. Vuol dire che siamo umani, che credono che il soccorso in mare non possa mai essere considerato un fattore di attrazione dei migranti, ma un dovere etico di ogni società democratica. Vuol dire che come cristiani non possiamo girarci dall’altra parte quando vediamo che dall’inizio dell’anno nel Mediterraneo sono morte centinaia di persone. Vuol dire che come evangelici ci sentiamo impegnati a sostenere l’azione di soccorso, sia quella garantita dagli Stati che quella offerta dalle ONG contro le quali continua una ingiustificata e ingiusta campagna di criminalizzazione”.

A gran voce si chiede che non si ripeta l’odissea vissuta a fine dicembre davanti a Malta. Il presidio è stato indetto da Radicali italiani e associazione A Buon Diritto anche per ricordare a tutti gli Stati europei che la redistribuzione dei migranti si fa a terra e non in mare.

MH
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