Migranti, “In Libia doppia emergenza: aprire i corridoi umanitari”

di Alessandra Fabbretti via Dire, 30 aprile 2019

A denunciare la situazione è Paolo Naso, coordinatore del programma Mediterranean Hope, con cui la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) risponde all’emergenza profughi

ROMA – “Il mondo sta guardando distrattamente alla Libia, ma in quel Paese per i migranti si sta compiendo una doppia tragedia umanitaria: alle condizioni disumane vissute dai migranti nei campi profughi, o che vivono sbandati in luoghi improvvisati, se ne aggiunge un’altra: quella dei migranti intrappolati dal conflitto scoppiato a sud di Tripoli, e che ha già seminato vittime”. A denunciare questa situazione all’agenzia ‘Dire’ è Paolo Naso, coordinatore del programma Mediterranean Hope, con cui la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) risponde all’emergenza profughi.

Il commento giunge nel giorno in cui la Fcei, insieme alla Comunità di Sant’Egidio, ha scritto una lettera al premier Giuseppe Conte, nonché al viceministro agli Affari esteri Emanuela Del Re e al sottosegretario Andrea Molteni presso il ministero dell’Interno, per chiedere l’apertura di un “corridoio umanitario europeo” dalla Libia, sul modello di quelli già attuati in Libano per accogliere i profughi siriani nell’ambito di un protocollo sottoscritto nel 2015 tra Fcei, Sant’Egidio e Tavola Valdese con i ministeri dell’Interno e degli Esteri.

L’obiettivo è ripartire in due anni i 50mila profughi residenti in Libia, stando ai dati dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati

“La nostra proposta non è rivolta solo all’Italia, ma anche all’Unione europea, perché di fronte a questa emergenza serve una risposta collettiva”, precisa il coordinatore, suggerendo il meccanismo di ripartizione tra Paesi europei “già implementato in altre situazioni di emergenza: pensiamo a quello che più volte è accaduto quando le navi delle ong hanno salvato e portato in Europa decine di persone”.

Il 26 maggio si terranno le elezioni europee, quindi per non restare “imbrigliati nelle procedure di rinnovo” delle istituzioni Ue Paolo Naso spiega che Fcei e Sant’Egidio propongono una “road map precisa”, rivolgendo il proprio appello “anche a tutti i Paesi volenterosi. Ai singoli Stati chiediamo di farsi carico di una quota di migranti. L’Italia potrebbe accoglierne 2.500 all’anno”. Il punto forte del modello dei corridoi realizzato fino ad oggi è il fatto che le persone selezionate vengono provviste di tutti i documenti, garantendo loro un viaggio sicuro e legale.

Come pensate di replicare lo stesso meccanismo in un Paese preda di un nuovo conflitto armato? “Ci avvarremo della collaborazione dell’Unhcr, dell’Oim (l’agenzia Onu per le migrazioni) e di altre ong rimaste con coraggio sul territorio, come Terres des hommes” risponde il responsabile Fcei, spiegando che tali organismi “avranno il compito di indicare le persone vulnerabili a cui garantire il trasferimento prioritario”. Quindi, ai vari consolati a Tripoli “spetterà il rilascio dei visti per ragioni umanitarie, come previsto dal Trattato sui visti di Schengen”.

La speranza “è che le condizioni di sicurezza lo consentano”. I difensori dei diritti umani in Italia lamentano tuttavia limitazioni forti alle tutele per migranti e rifugiati dopo l’adozione del decreto sicurezza, anche per donne vittime di tratta. “Non abbiamo mai omesso critiche all’attuale governo contro questa legge, che a nostro avviso rende più insicuro e fragile il sistema, ma abbiamo fiducia che interventi di correzione, in parte già realizzati, saranno implementati” dichiara Naso.

MH
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