I corridoi umanitari da Papa Francesco

Corridoi umanitari_Papa Francesco_Pietro Romeo

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Il pastore valdese Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, è intervenuto oggi all’incontro con il Pontefice, nell’aula Nervi in Vaticano: “Continuiamo a fare la nostra parte per chi ancora è nel pianto”.

Roma (NEV), 18 marzo 2023 – Il naufragio di Cutro “non doveva avvenire, e bisogna fare tutto il possibile perché non si ripeta. I corridoi umanitari gettano dei ponti che tanti bambini, donne, uomini, anziani, provenienti da situazioni molto precarie e da gravi pericoli, hanno percorso in sicurezza, legalità e dignità fino ai Paesi di accoglienza. Attraversano confini e, ancor più, i muri di indifferenza su cui spesso si infrange la speranza di tantissime persone, che attendono per anni in situazioni dolorose e insostenibili”. Lo ha detto poche ore fa Papa Francesco, nel corso dell’udienza in cui questa mattina ha incontrato i rifugiati arrivati in Italia e in Europa grazie ai corridoi umanitari, realizzati dal 2016 da FCEI, Tavola valdese, con il contributo dell’Otto per mille Valdese e della Diaconia valdese che si occupa dell’accoglienza delle persone nei vari territori, Sant’Egidio, con altre realtà della società civile come Caritas e Arci. Aula Nervi in Vaticano gremita con diverse migliaia di persone, circa 7000, dalle 11 di oggi, sabato 18 marzo, per l’udienza del pontefice.

Il pastore valdese Daniele Garrone, presidente della FCEI, ha sottolineato, a proposito del sistema dei corridoi umanitari: “Non si tratta dell’ingenuo slancio caritatevole di anime pie o virtuose, mosse da un sentimentalismo irrealistico. Noi pensiamo sia una delle ragionevoli risposte, che anche gli Stati dovrebbero adottare, a un problema che interpella anche la qualita’ di quelle democrazie costituzionali basate sulla tutela dei diritti umani a cui il nostro continente e’ approdato avendo alle spalle tragedie del tutto simili a quelle che oggi costringono uomini donne alla fuga, che partono perchè non hanno altra prospettiva se non quella di soccombere”. “Anche l’Europa è stata insanguinata da guerre”, ha ricordato il presidente della FCEI, “anche di religione, dall’intolleranza e da dittature, anche l’Europa ha avuto milioni e milioni di migranti in cerca di un futuro migliore. Se guardassimo al nostro passato, anche recente, forse ci apparirebbe chiaro ciò che dice un’altra parola della Bibbia: ‘tu conosci l’animo dell’immigrato’”. Oggi, ha concluso, “ci rallegriamo con voi; per il resto, continuiamo a fare la nostra parte per chi ancora è nel pianto”.

All’appuntamento in Vaticano è intervenuta anche Daniela Pompei, responsabile della Comunità di Sant’Egidio per i servizi agli immigrati, che ha promosso l’iniziativa odierna, ricordando come i corridoi umanitari siano “nati dalla memoria dolorosa delle morti in mare, sono nati dal pianto e dalla preghiera. La preghiera e il dolore ci hanno aiutato a non rassegnarci, a riflettere, a lottare per costruire una via alternativa ai barconi. La preghiera e il dolore ci hanno spinto, costretto quasi, a quella creatività nell’amore di cui lei Santo Padre tante volte ha parlato. Dal 2016 ad oggi sono state salvate 6.080 vite umane, giunte in Europa legalmente, arrivate soprattutto in Italia, ma poi in Francia, in Belgio e un limitato numero nel principato di Andorra e San Marino. Una piccola luce di fronte al muro dell’impossibilità e dell’idea che non si possa fare niente”.


QUI di seguito il discorso integrale del presidente delle chiese evangeliche, Daniele Garrone:

“Santità, caro fratello in Cristo, cari amici,

dice la nostra Scrittura: “Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto” (Romani 12,15 CEI 2008).

Oggi la nota dominante, nel vedervi così numerosi qui, è quella della gioia e della riconoscenza. Sappiamo che cosa avete patito e che cosa avete dovuto lasciare per arrivare fin qui e speriamo e vi auguriamo che qui possiate trovare una vita protetta, anzi benedetta.

C’è un altro motivo di gioia e di riconoscenza: se qualcosa abbiamo fatto per portavi qui, lo abbiamo fatto come cristiani di diverse confessioni. E’ la dimensione ecumenica dei Corridoi umanitari che sempre riscopriamo: tutti e tutte siamo raggiunti dalla stessa Parola di Dio, che ci dona speranza e ci chiama al servizio del prossimo. Una comune speranza, una comune vocazione, che oggi vorrei esprimere con le parole del profeta Michea: “Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio. “ (Michea 6,8 CEI 2008)

Foto Sant’Egidio

La gioia e la riconoscenza di oggi non sono oscurate dalla seconda parte dell’invito: “piangete con quelli che sono nel pianto”, ma anch’esso risuona. Abbiamo tutti nel cuore l’ultimo tragico naufragio di chi non ha altra risorsa se non una rischiosa, per certi versi folle, traversata. Chi di noi è a Lampedusa, nel nostro osservatorio sulle migrazioni, ad accogliere chi ce l’ha fatta, testimonia di quali drammatiche storie ogni persona porti dentro di sé e spesso sul suo corpo. La partecipazione al pianto deve muovere “a praticare la giustizia”; questa la chiamata che sentiamo esserci rivolta. I corridoi umanitari sono uno dei modi per cercare di rispondere a questo appello.

Noi pensiamo che si tratti di una delle ragionevoli risposte a un problema rispetto al quale è in gioco anche la qualità di quelle democrazie costituzionali basate sulla tutela dei diritti umani a cui il nostro continente è approdato avendo alle spalle tragedie del tutto simili a quelle che oggi costringono uomini donne alla fuga, che partono perché non hanno altra prospettiva se non quella di soccombere: anche l’Europa è stata insanguinata da guerre, anche “di religione”, dall’intolleranza e da dittature, anche l’Europa ha avuto milioni e milioni di migranti in cerca di un futuro migliore. Se guardassimo al nostro passato, anche recente, forse ci apparirebbe chiaro ciò che dice un’altra parola della Bibbia:” tu conosci l’animo dell’immigrato” (Esodo 23,9).

Oggi ci rallegriamo con voi; per il resto, continuiamo a fare la nostra parte per chi ancora è nel pianto”.

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